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Danza Popolare

La tarantella di Montemarano

A cura di Simonetta Coja

A Montemarano la tarantella, più che un ballo, è un'istituzione. Montemarano è un freddo paesino dell'Irpinia, ma a Carnevale la temperatura vi sale fino quasi al punto di fusione. Tutto il paese si maschera e balla sfilando per le viuzze del centro al ritmo di una tarantella sempre uguale e sempre diversa. "Si tratta di una musica di comunità in festa in una circostanza determinata e riguarda un uso della musica che è strettamente associato ad un dialogo fra i suonatori e i danzatori, all'interno di un contesto rituale sufficientemente arcaico perché si confonda, per i fruitori, con le origini stesse della propria comunità" (Paolo Apolito).

Così la descrive Giuseppe Michele Gala nel commento alle registrazioni della collana "Ethnica":
"Durante il carnevale montemaranese è possibile notare frammenti di estasi catartica collettiva, soprattutto quando il tempo del ballo sta per scadere e la sera segna la chiusura della grande orgia coreomusicale processionale.

Un popolo che balla, il ballo come anima di un popolo: questa fama è riconosciuta e apprezzata in tutta l'Irpinia, tanto che oggi Montemarano è per antonomasia il paese della tarantella".

"Montemarano ...., è il paese della più folle, lunga e complessa tarantella: processionale di giorno per le vie del paese, in cerchio, in coppia o a quattro la sera fino a notte nei tre giorni di carnevale: tutti si riversano per le strade canoniche dove fluiscono i mascherati e si lasciano trasportare dal penetrante e sconvolgente fascino dei "suoni": clarino, fisarmonica, tamburello e castagnette sono oggi il segno di un'evoluzione del gusto musicale, infatti la ciaramella pare sia andata in crisi negli anni '20 e '30 quando gli emigrati montemeranesi hanno conosciuto oltre oceano il clarino e lo hanno importato affascinati dalle sue potenzialità melodiche".

"Alla fantasiosa e continua invenzione di mascheramenti e travestimenti, il carnevale irpino resta una valida vetrina per osservare maschere tradizionali: i belli con i costumi curati, trine, mantelle, pennacchi e gioielli, i brutti con orride maschere demoniache, con costumi poveri e il viso bianco-larva, o pezzaro con costume formato da ritagli multicolori di stoffe di scarto e i capi di ballo vestiti da pulcinella con il ruolo in certi casi sacrale ed autorevole guidano la mascherata: altre figure tradizionali, cariche di valenze antropologiche, si ritrovano qua e là: gli sposi, la zingara, la vecchia (con sdoppiamento di identità fra pulcinella e la vecchia), ecclesiastici vari, lo zio d'America, il gendarme (che catturano spettatori da sbarbare, ecc."

"Musica e ballo della tarantella vivono un'armonica simbiosi : il repertorio musicale si basa su nuclei centrali- individuabili in almeno 3-4 diversi motivi tematici del canto, mentre quello coreutico si articola in riconoscibili parti coreografiche reiterate (ballo, jind'e fora, giro processionale e mezzo giro) e in un particolarissimo stile corporeo fatto di frequenti tentennamenti, semirotazioni e ondeggiamenti. Il ballo degli anziani, di stile più calmo, asciutto, ieratico e ad energia interiorizzata, si evolve fra i giovani in addolcimenti, ancheggiamenti vistosi ed energia esteriorizzata".

Le caratteristiche peculiari di questo ballo sono due: un particolare accento in levare su una base in 12/8 che si può schematizzare approssimativamente così:
° > ° °°° ° > ° °°°
dove > è una pausa, e che dà alla musica una carica indescrivibile, e una forma aperta caleidoscopica, consistente in motivi melodici continuamente microvariati. La tarantella di Montemerano è sempre uguale e sempre diversa, non esiste un'esecuzione uguale all'altra perché il suonatore ricombina e varia all'infinito le frasi musicali, secondo l'estro, secondo quanto stanno facendo i danzatori o addirittura secondo quale tratto di strada sta percorrendo la sfilata delle maschere, incitandole ad esempio in salita.

Le informazioni contenute nel sito hanno esclusivamente scopo informativo e culturale. In nessun caso possono costituire la formulazione di una diagnosi o la prescrizione di un trattamento, e non intendono e non devono in alcun modo sostituire cure mediche, psicologiche o psicoterapeutiche.

Simonetta Coja

Si interessa alla cultura e alle problematiche dei Rom e dei Sinti in Italia e ha lavorato con l'Opera Nomadi dal 1990 al 1997.

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