Numero Verde Gratuito
800 681464
Tarocchi

L’arte in pratica: il gioco

A cura di Ferdinando Alaimo

Non esiste per me gioco più divertente e creativo di quello dei Tarocchi, ne sono entusiasta da circa trent’anni. Mi sono interrogato sulle ragioni di tanto fascino e mi sono dato due risposte. La prima è che in un mondo in cui la comunicazione tra gli umani tende generalmente alla superficialità ed alla banalità, i Tarocchi, con i loro simboli, mettono in gioco la nostra intuizione profonda, e la comunicazione che allora stabiliamo con una o più persone se ne arricchisce. La seconda è che quella dei Tarocchi è anche una Via, una via di ricerca e di conoscenza di noi stessi, ma una via leggera, giocosa, perché il Tarocco Intuitivo dribbla le pesantezze del passato come le paure del futuro: è una via della presenza. I sistemi simbolici sono sistemi di specchi, nell’icona estratta dal mazzo ci rispecchiamo così come siamo qui ed ora; sono specchi che riflettono simbolicamente quello che c’è. Ma proprio grazie a questo rispecchiamento potremmo allora prenderci la responsabilità di essere casuali o causali, di lasciare che il presente si riproduca meccanicamente e casualmente nel nostro futuro o, piuttosto, spostando il punto di vista, di causare l’evento, prefigurare un altro futuro. Da questo punto di vista il tarocco intuitivo è anche divinatorio, ci offre la possibilità e la responsabilità di divinare il nostro futuro.

Il Tarocco intuitivo: perchè si chiama così?

Il Tarocco intuitivo si chiama così anche perché non si basa sulle capacità divinatorie del “cartomante” ma, innanzitutto su quelle intuitive dell’ “consultante”, sulla sua capacità di guardare dentro di lui le emozioni, il sentire evocato dal simbolo; sarà questo per lui il “significato” del simbolo, dell’icona che ha estratta dal mazzo. Chi “fa le carte” in questo caso più che un “cartomante” è un “facilitatore”, un esperto in maieutica, che deve semplicemente aiutare il consultante a far emergere e a nominare quelle emozioni. Al facilitatore non sono richieste capacità divinatorie, quanto, piuttosto, intelligenza emotiva, empatia, capacità di comunicare con il sentire dell’altro rispetto al problema da lui posto in modo di aiutarlo a darsi per analogia una risposta simbolicamente pregnante. In modo da poter guardare al suo problema anche da altri punti di vista, almeno da un altro, magari più positivo e pertanto forse risolutore, fra i tanti che il simbolo generosamente offre. Perfino una linea curva offre di sé almeno due punti di vista: uno concavo, l’altro convesso. Si tratta di una presa di consapevolezza di sé, delle proprie emozioni e del sentire rispetto al tema cui attiene il problema, di presa di distanza e disidentificazione rispetto a quell’unico punto di vista che lo rendeva irrisolvibile, di un po’ più di libertà, di una migliore intelligenza. Ma la cosa più importante, almeno per chi scrive è la leggerezza; che tutto ciò avvenga con la leggerezza del gioco. Non a caso Italo Calvino ha dedicato al tema e al valore della leggerezza una delle sue “Lezioni americane” , è lei infatti che gli ha consentito, liberando il simbolo da significati fissi e prestabiliti, di scrivere un libro giocoso e creativo come “Il castello dei destini incrociati”, vale a dire di “ricavare delle storie dalla successione delle misteriose figure dei tarocchi, interpretando la stessa figura ogni volta in maniera diversa..”

L’obiezione più comune ad un sistema simbolico che si basa sul gioco è che il gioco è inattendibile, nel senso etimologico della parola, vale a dire che non si sa che cosa ci attende, quale archetipo estrarremo dal mazzo. D’altra parte se sapessimo ciò che ci attende non faremmo uso di un sistema simbolico, di un “oracolo”. Ma il più razionale, il più statistico, il più scientifico di noi, sa cosa fra un attimo lo attende? La parte di noi che è sotto controllo tende ad attendersi il vecchio e, proprio in tal senso, per evitare cattive sorprese, esercita il suo controllo. Ma la parte che non è sotto controllo, che è molto più vasta, consente che avvenga il caso. Il gioco fa appello a questa parte più vasta perché ci invii, appunto per caso, il suo simbolo attuale, in cui potremo intuire le potenzialità attuative di quel simbolo; almeno quelle che noi, contemplandolo, riconosciamo. Il simbolo irradia una molteplicità di immagini, di significanti, solo noi possiamo capire, assumerci la responsabilità di capire in che direzioni ci porta. E assumerci la responsabilità di seguire quella che più ci piace.

 Vai a: Le regole del gioco

 

Le informazioni contenute nel sito hanno esclusivamente scopo informativo e culturale. In nessun caso possono costituire la formulazione di una diagnosi o la prescrizione di un trattamento, e non intendono e non devono in alcun modo sostituire cure mediche, psicologiche o psicoterapeutiche.

Ferdinando Alaimo

Si è laureato in filosofia presso l’Università di Roma e ha insegnato questa disciplina per diversi anni

Vuoi diventare un autore di Erba Sacra?

Sei un esperto o uno studioso di materie spirituali, naturopatiche, esoteriche, psicologiche, creative che si richiamano a una visione olistica dell’esistenza? Condividi motivazioni e obiettivi di Erba Sacra? Se vuoi proporre articoli o pubblicare un tuo ebook, contattaci