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Meccanismo d'azione dello Shiatsu ed i suoi effetti

A cura di Mariolina Ranucci

Effetti più importanti dello shiatsu: effetto antalgico e effetto miorilassante

La pressione è regolata da tre parametri: intensità, durata e ritmo. Le diramazioni terminali del sistema nervoso non sono solo degli organi esecutori con conduzione centrifuga dell'impulso, ma lo sono anche della conduzione centripeta per cui i centri ipotalamici sono stimolati alla produzione di sostanze chimiche, con azioni sia locali sia generali.

La stimolazione del sistema nervoso periferico, mediante impulsi elettrici di bassa intensità, appena percettibili con frequenza 1-2 impulsi al secondo applicati alla pelle e/o al muscolo scheletrico, produce una netta diminuzione di sensibilità al dolore ed aumenta la quantità di endorfine ed ecefaline. Tali sostanze sono dei neurotrasmettitori chiamati anche "oppioidi endogeni", così definiti per la capacità di legarsi ai recettori specifici per gli oppioidi ed hanno una potente azione inibitoria sul dolore.

La tecnica dello shiatsu, mediante le sue energiche e ritmiche pressioni, determina una stimolazione paragonabile a quella sopraccitata, con effetti biochimici simili, e questo spiega la sua notevole efficacia non solo sul dolore e quindi sulla contrattura muscolare antalgica ma anche sulla spasticità.

Effetti più importanti dello shiatsu: effetto antalgico e effetto miorilassante

Entrambi gli effetti, come espresso precedentemente, sono mediati dalle endorfine, sostanze prodotte dal nostro organismo sia a livello midollare che ipotalamico. La pressione stimola dei recettori (corpuscoli di pacini) i quali inviano gli stimoli afferenti lungo la via sensitiva nel corno posteriore del midollo, dove è situata la sostanza gelatinosa di Rolando; questo è il primo centro di produzione endorfinica. Il messaggio poi ascende agli organi ipotalamici e corticali, a livello dell'ipotalamo e dell'ipofisi, dove sono presenti le altre zone di produzione endorfinica. Ribadisco l'importanza di tali sostanze per la loro azione biochimica antalgica e miorilassante.

Vari esempi di contratture:

  1. Contrattura muscolare di tipo antalgico secondaria ad un processo degenerativo (artrosi) 
    Contratture muscolari di questo tipo è inizialmente antalgica, in quanto blocca l'articolazione del o dei segmenti articolari interessati ed impedisce a detti segmenti di muoversi. Un movimento, nel caso specifico, solleciterebbe delle zone algiche (disco intervertebrale, parte posteriore delle faccette articolari, legamento longitudinale, radice nervosa ecc..), le quali sfregandosi con il movimento, essendo già infiammate, provocherebbero un dolore notevole.

    Il muscolo, quindi, si posiziona in una postura meno dolorosa possibile (antalgica), impedendo il movimento per non produrre maggior sofferenza; dopo un po' però la mancata mobilità dell'articolazione va a deperimento dell'articolazione stessa. L'articolazione è un dispositivo fatto per muoversi; con movimento sono stimolati quei propriocettori inseriti nell'ambito articolare, dalla cui stimolazione (che avviene solo con il movimento) dipende l'equilibrio dell'articolazione.

    La corretta vascolarizzazione e lubrificazione articolare dipendono quindi dal movimento. Quando l'articolazione non si muove ed il sangue di conseguenza non circola in maniera efficace, non vengono portati prodotti nutritivi e non sono smaltiti in maniera ottimale i prodotti di rifiuto. Molto importante quindi è ridurre la contrazione antalgica; che inizialmente acquista un ruolo di difesa poi a lungo può causare un deperimento, cronicizzando la struttura articolare stessa.

  2. Contrattura su base riflessa o viscerosomatica
    E' un disturbo a carico di un organo interno (ad esempio funzionale epatico) che può determinare, attraverso vie neurovegetative, la contrattura di segmenti muscolari ben precisi localizzati in determinati punti della colonna: pancreas, stomaco o polmoni ecc. (sono vie neurovegetative di collegamento). E' possibile, dunque, che un viscere influenzi la muscolatura della colonna, ma è altrettanto vero che un azione sulla colonna possa influenza il funzionamento del viscere; come si ha un riflesso viscero-somatico, così si ha anche un riflesso somato- viscerale.

    Agendo così su determinati punti della colonna con pressioni shiatstu riusciamo ad invertire il decorso dell'impulso; dalla periferia lo facciamo viaggiare verso il centro, da viscerosomatico diventa, quindi, somatoviscerale. In questo modo si può influenzare il funzionamento del viscere, riequilibrando la sua funzionalità alterata.

  3. Contrattura su base ansiogena
    Una tensione mentale può provocare delle tensioni muscolari, le quali provocano un aumento di tensione mentale. Spesso lo stato d'ansia, lo stress mentale, prima di somatizzare sui viscere interni, creando dei problemi di funzionalità (coliti, asma, gastriti ecc..) somatizza, creando delle tensioni a livello muscolare a carico di quei gruppi muscolari che maggiormente hanno (nel loro compartimento di innervazione) un'afferenza con le fibre neurovegetative.

    Generalmente i muscoli maggiormente interessati sono: trapezio, sovrascapolare, isottocipitali, diaframma, ileopsoas, piriforme. Questo spiega perché negli stati d'ansia si possono avere dei torcicollo ripetuti, blocchi di respirazione, sciatalgie periferiche etc.

    La tensione mentale equivale a tensione muscolare e d'altronde la tensione muscolare fa crescere la tensione mentale. E' necessario, quindi, sbloccare il circuito con lo shiatsu; riusciamo a livello periferico a sbloccare il polo di una tensione reciproca.

 

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Mariolina Ranucci

Ha conseguito il diploma di Terapista Shiatsu presso la Scuola Italiana Shiatsu

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