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Tantra

Innamorarsi dell’amore

A cura di Antonio Sbisà

L’esperienza intima dell’amore è traboccante di piacere, di meraviglia, di entusiasmo. La sua natura interiore è assolutamente libera ed incondizionata, si esprime come felicità e come apertura, traspare nelle sensazioni ricche di mistero e d’infinito. Trasmette una sensazione di onnipotenza, un’energia cavalcante ed incalzante, un’invasione di sogni, un desiderio di danza scatenata e permanente, un’immersione senza fine. Porta la luce della coscienza, nella concretezza degli impulsi, del cuore, della dilatazione spirituale.

Dona il gusto della vita, stimola la passione incantata, invita all’esplorazione della bellezza e del mistero, si slancia nella corsa verso l’infinito. Suggerisce una percezione di confine, la possibilità di sperimentare la felicità, al limite di quel che si possa sentire, un limite sempre spostato in avanti, rivelando orizzonti senza nome. Fa uscire dai confini, dell’io, della vita e della morte. Provoca un alleggerimento della persona, una vita profondamente abbandonata, un eterno vivere fra le imprese e le fusioni. L’amore come coscienza e come presenza divina. L’innamoramento felice, inesauribile, creatore, giocoso, danzante: un tormento inebriante.

Una sensazione frizzante e beata di sorpresa, una pioggia di meraviglia, una dolcissima poetica tenerezza, il senso di una libertà totale, l’impulso avvampante del fuoco. Entra così la percezione dell’amore. Ogni sensazione una splendida giornata solare, una freschissima cascata, un’immersione nell’oceano, il fiume della lava infuocata. Tutto questo si muove, una vivissima curiosità, il mattino del mondo, l’espansione flessuosa e ridente, un canto, un intrecciarsi di colori. Qualcosa che chiama, chiama, sempre più vicino, sempre più lontano, e tu cammini, soddisfatto ed espanso, assaporando il gusto, inseguendo altri sapori.

Cresce l’entusiasmo, come un suono di tamburi incalzante. Si apre l’orizzonte, bellezze sconosciute fanno palpitare, sciogliere, volare. Si tende il mistero, rende acuta e vigile la percezione, come un’attesa indefinita, come l’essere pronti a qualsiasi cosa. Crescono le sensazioni come un fuoco incalzante, il calore scioglie, avvampa, rilassa ed avvampa, rilassa ed avvampa, immerge e provoca, tranquillizza ed insorge, abbandona e costringe. Tutto un concerto di colori e di suoni ti fa desiderare la calma, ma ogni sensazione è più felice e piena della precedente. Pensi di non potere più, abbandoni, e ti ritrovi più potente, aperto, sempre più slanciato. Un’esplosione improvvisa, una dilatazione senza confini, la rivelazione di una diversa dimensione, scende tutto in un oceanico riposo, in un nuovo mare, percezioni di pace senza appoggi e riconoscimenti, un puro sciogliere, un puro lasciarsi trasportare, fondere. Ma ecco che improvvisamente si avvertono altri sussulti, altri fremiti, nuove frizzanti sensazioni, nuove partenze per vortici di piacere e di estasi. Tutto questo è vita concreta e possibile, permanente.

Sento queste sensazioni, le contemplo nel mio cuore. Il gusto ed il piacere del sole sulla pelle. L’amore per il mio corpo, l’amore che sento dentro il corpo, a contatto con il sole, con l’aria, con l’acqua. Il mio corpo come un amante, come un figlio, come una madre od un padre. Nel movimento, nella danza, nella pace, nella creatività, crescono queste sensazioni d’innamoramento, di apertura di porte verso l’ebbrezza. Posso ricordarmi, vivere, un momento di entusiasmo e di amore per la vita, in un gioco appassionato e gioioso, in cui mi dimentico chi sono. Come pure in un’attività creativa: non sono l’amore, l’ispirazione e lo sforzo, l’abbandono e l’attenzione, che mi fanno creare, plasmare, esplorare?

Esploriamo i sentimenti e le esperienze. Esploriamo il fuoco e la meraviglia interiori dell’amore, attraverso il riflesso e le risonanze nelle diverse situazioni. Tutti abbiamo esperienze di amore, dai rapporti con i familiari, agli amanti, agli amici, alle passioni ideali. Facciamo sciogliere le motivazioni e le emozioni legate alla rappresentazione mentale di ciò che succede, all’attaccamento dipendente dalle persone, ai vissuti pieni di sicurezze, compensazioni, conferme. Lasciamo scorrere via le paure, le depressioni, i desideri di condividere il possesso, il controllo, il potere. Lasciamo scorrere via le condivisioni materiali, i ruoli sociali, i limiti di ogni tipo. Cerchiamo ciò che rimane, pure sempre presente nei tessuti affettivi che intrecciano la vita. Un rapporto intenso con la mamma. Un abbraccio, una presenza, una condivisione.

Fare rifiorire la percezione tuttora presente della fusione da cui siamo nati. Entusiasmo, abbandono, gioco, percezione di un ambiente corporale che mi circonda tuttora, come se continuassi, pure adulto, autonomo, creativo, a vivere anche nel grembo materno. Così pure l’esperienza dell’amore per i figli: dilatazioni di gioia permanente, senso di esistere al di là dei confini fisici, gioco infantile appassionato di tutta la vita. I volti e le voci, la compresenza nascosta del cuore e dell’anima, fonti inalterabili di gioia, di continuità, di espansione. Senza dubbio scorrono i fiumi della donazione, si presentano i momenti del sacrificio, della pazienza, del contenimento, ma tutto sotto questa luce dorata di contemplazione estatica. L’amore appassionato per l’amante, dove le pulsioni orgasmiche nascondono e rivelano l’essenza unitaria, dinamica, esaltante, di ogni amore.

Tutto diventa un amante ed un amato onnicomprensivi, fino ad abbracciare in un unico slancio di cuore, il godimento di sé, del sole e della natura, delle persone che incontri e delle attività che sviluppi. Siamo innamorati dell’amore perché rivela una vita diversa, infinitamente aperta, felice, interessante, crescente, potente, creativa. Siamo innamorati dell’amore perché ci offre una fonte permanente di stupore, di piacere, di superamento, di ebbrezza, attraverso tutto ciò che succede, al nostro interno ed al nostro esterno. Partendo da questa dimensione, sempre disponibile per tutti, sempre ricca e potenziale, possiamo balbettare i nomi nuovi del divino.

Nell’amore sembra di essere colti da qualcosa, di essere posseduti da eventi interiori. L’abbandonarsi all’amore diventa un gioco, un’avventura, destinati a manifestare questa corrente profonda che ci avvolge totalmente. Per quanto piacevole, l’esperienza tende a volere la nostra perdita, la nostra scomparsa, quasi uno scioglimento negli stessi sentimenti amorosi. Io sono, divento esattamente e soltanto questo inebriante fiume interiore. L’amore s’innamora di se stesso, l’innamorato s’innamora prima di tutto dell’innamoramento. Sono le sensazioni che sentiamo dentro di noi a farci felici. Si sviluppa una strana forma di costrizione: non mi sento libero di sentire o di non sentire, voglio e desidero senza dubbio questo piacevole immenso sentimento, ma, in qualche modo, è soprattutto lui che vuole me. Qualche parte di noi può anche protestare, scherzosamente, momentaneamente, il tempo di riprendere fiato, di potere quasi imparare a cavalcare questa energia che irrompe senza posa. E’ veramente un dio potente l’amore, un dio infinitamente bello, suadente, convincente, desiderabile, ma un dio che possiede, che non lascia tregua, che fa esplodere i sensi ed i sogni, che mette in movimento tutte le parti dell’essere. Ecco allora il precipitare felici ed inconsapevoli nella contemplazione dell’amato, ma anche nella contemplazione di qualsiasi cosa bella. Tutto mi parla e mi canta dell’amore e dell’amato, tutto sembra attraversato dall’espansione amorosa che sgorga dal mio cuore.

Sembra quasi esistere di per sé, mi perdo io in lui, e si perde anche qualsiasi cosa mi circondi. Ma quanto profondamente mi sento io stesso in questo liberante perdere il mio ego, la mia persona, la mia ragione? Tutto questo potere inebriante che scorre in me, senza dubbio non si limita semplicemente al mio io, l’io che dialoga, che pensa, che confronta, che ha paura, che si blocca. Chi abita allora dentro di me? Da dove vengono, chi sono queste forze, che portano felicità e costrizione, liberazione e superamento? Sembrano quasi delle persone autonome, degli dei che mi visitano, delle forze deliziose ed amanti che mi contengono in qualcosa. I fiumi profondi che mi attraversano nell’intimo, questi fiumi di gioia e di mistero, non sono me stesso, non sono il mio comune io, ma sono in me, sono in qualche modo una parte di me. Si presentano come un perpetuo viaggio interiore, viaggio che ha una sua destinazione misteriosa, una sua guida autonoma, un suo proporsi, un suo continuo incoraggiare a spostarsi, muoversi, rimanere in moto, anche nella pace e nel sogno. Il viaggio ha le sue tappe, le sue soste, i suoi mutamenti, molto più veloci ed occulti rispetto ai piccoli passi del mio io.

(Antonio Sbisà, L’ebbrezza amorosa, Edizioni Mediterranee – corso online ErbaSacra, Formazione affettiva e sessuale)

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Antonio Sbisà

Ricercatore spirituale e docente universitario di scienze della formazione

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