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Contributi Psicologici

Autostima

A cura di Anna Fata

L'autostima è l'azione di valutare sé stessi come insieme di determinate caratteristiche, nonché il giudizio risultante da questa valutazione, che viene fatta sulla base di criteri ottenuti dal confronto delle proprie caratteristiche con quelle di altri soggetti.

Come fenomeno intrapsichico, il giudizio di autostima è un sentimento associato all'osservazione delle proprie caratteristiche, che può andare dall’apprezzamento assoluto al suo estremo opposto.

In ambito psicologico diverse sono state le sue definizioni: concetto di sé, abilità personale, autopercezione, ma tutti noi sappiamo che in base alla nostra autostima dipendono proprio tante cose. 

L’autostima consta di componenti:

  • cognitive, cioè l’insieme di conoscenze di una persona,di se stessi e delle situazioni che si vivono,
  • affettive, che influenzano la  nostra sensibilità nel provare e ricevere sentimenti, che possono essere stabili, chiari e liberanti
  • sociali, che condizionano l'appartenenza a un gruppo e la possibilità di avere un'influenza su di esso, di ricevere approvazione o meno dai suoi componenti.

L’autostima viene determinata da informazioni oggettive e soggettive, riferite a tre tipi di sé:

  • sé reale: è la valutazione oggettiva delle nostre competenze;
  • sé percepito: è la nostra definizione del sé reale. Difficilmente sé percepito e sé reale coincidono, si rischia sempre di compiere errori di valutazione;
  • sé ideale: è come desideriamo essere. Esso è influenzato dalla cultura e dalla società. 

In genere per valutare noi stessi facciamo riferimento a:

  • la capacità di auto osservarci
  • la valutazione che gli altri ci attribuiscono
  • il confronto sociale.

I problemi legati all’autostima nascono dalla discrepanza tra sé ideale e sé percepito. Se tendiamo a svalutarci, ci sentiamo troppo lontani da come desideriamo essere, il nostro modello ideale ci appare troppo lontano e irraggiungibile, e noi ne soffriamo.

Al contrario, le persone che si sopravvalutano sono convinte di essere come desiderano, di avere raggiunto il loro ideale, ma questa è più che altro la loro opinione.

Il concetto di autostima non è unitario, ma si riferisce a differenti ambiti:

  1. sociale: è in relazione alla cerchia di amici e conoscenti, al rapporto col partner. Si tratta di come ci sentiamo quando siamo con gli altri;
  2. scolastico/lavorativo: si riferisce alla sensazione di sentirsi bravi nell’intraprendere un’attività e i vantaggi che questo comporta: buoni voti, carriera, soddisfazione, ecc.;
  3. familiare: è influenzato dalla sicurezza affettiva. Nei bambini è saliente il rapporto madre-figlio e le valutazioni dei genitori;
  4. corporeo: è legato all’aspetto fisico e alle relative prestazioni.

L’autostima, influenza l’autoefficacia, cioè la consapevolezza di poter raggiungere obiettivi, il tono dell’umore, le relazioni affettive, il successo nella vita e le scelte di ogni tipo.

Lungi dall’essere un concetto statico, l’autostima si declina in termini di percezione e di esperienza e la sua evoluzione è costante lungo tutto il corso della vita. Consta di una forte componente relazionale, pur riguardando se stessi. Riguarda l’essere, ma si declina nel fare e non ha nulla a che vedere con le derive narcisistiche che mettono sé al centro e usano l’altro ai soli fini personali.

Soprattutto le terapie cognitivo-comportamentali nel tempo hanno elaborato diverse tecniche e strategie teoriche e pratiche per alimentare l’autostima. Gli orientamenti psicoanalitici, invece, lavorano più nel profondo e nel lungo termine e hanno un approccio più indiretto, ma forse altrettanto e più stabilmente e radicalmente efficace su di essa.

Le informazioni contenute nel sito hanno esclusivamente scopo informativo e culturale. In nessun caso possono costituire la formulazione di una diagnosi o la prescrizione di un trattamento, e non intendono e non devono in alcun modo sostituire cure mediche, psicologiche o psicoterapeutiche.

Anna Fata

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