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Yoga

L'Ashtanga Yoga

A cura di Giuseppe Prochilo

L’Ashtanga-yoga, lo yoga classico, è la codificazione dei concetti chiave dello yoga effettuata dal saggio Patanjali nella sua opera “Yogasutra” (“aforismi sullo Yoga”). La stesura di questo testo risale al periodo compreso tra il 600 a.C. e il 200 d.C. Ashtanga - yoga significa “Yoga dalle otto membra”. Le prime due parti o membra sono chiamate Yama e Niyama sono un insieme di 10 regole etiche e morali. Sono dette Yama la non violenza (ahimsa), la sincerità (satya), il controllo della sfera sessuale (brahmacharya) il non appropriarsi delle cose altrui (asteya) e la non avidità (aparigraha).

Le Niyama sono: la purezza interiore ed esteriore (sauca), l’appagamento, l’accontentarsi di ciò che si ha (santosa), la purificazione attraverso l’azione sacra (tapas), lo studio del Sé (swadhyaya), l’abbandono al Divino (Isvara-pranidhana). Credo sia fondamentale sottolineare l’importanza dell’osservare i principi di Yama e Niyama per tutti coloro che si accingono alla pratica dello yoga poiché tali principi sono indispensabili per la crescita spirituale. Applicare yama e nyama nella nostra vita quotidiana ci dà inoltre la possibilità di sviluppare la qualità di “Karuna” (compassione). Patanjali nel sutra I:33 raccomanda di coltivare karuna per favorire la chiarezza mentale man mano che si procede sul sentiero della consapevolezza.

Questo perché attraverso karuna si può arrivare al perdono dei nostri simili e al non coinvolgimento emotivo nei casi in cui diventiamo vittime di azioni spiacevoli. La compassione (karuna) non va però intesa in maniera negativa come spesso accade. Succede sovente, in effetti, che la frase “ti compatisco”, venga usata con un atteggiamento di superiorità nei confronti dell’altro. Il vero significato di compassione è quello di vivere la passione altrui, provare a sentire le emozioni, il dolore, il vissuto, il sentire dell’altro cercando di comprenderlo.

Ovviamente tutto questo non è facile poiché nelle situazioni in cui ci si trova vittima di azioni spiacevoli l’ego, l’orgoglio impediscono di reagire in maniera armonica e di mettersi nei panni degli altri per poter meglio comprendere i propri simili. Un passo molto importante è divenire prima più comprensivi ed avere una maggiore stima verso se stessi imparando, attraverso l’introspezione e la meditazione, ad esaminare i propri atteggiamenti e le proprie reazioni, al fine di essere meno coinvolti emotivamente dalle situazioni spiacevoli e di coltivare un atteggiamento positivo e costante nei confronti di tutti gli esseri umani a prescindere dalle loro caratteristiche fisiche mentali e sociali.

La terza anga è costituita dalle asana (posizioni), la quarta dal pranayama (il controllo dell’energia vitale attraverso il respiro), la quinta dal pratyahara (ritrazione dei sensi), la sesta dalla dharana (concentrazione), la settima della dhyana (meditazione) e l’ottava dal samadhi (integrazione). Proprio perché l’Asthanga-yoga contiene l’insieme dei principi fondamentali dello yoga, può essere definito completo e contiene in sé alcune componenti comuni a diverse tipologie di yoga. E’ uso comune per molti maestri definire l’Asthanga-yoga come Raja yoga, lo yoga regale. Tuttavia, a livello tecnico Ashtanga e Raja si distinguono poiché quest’ultimo utilizza prevalentemente le pratiche introspettive (dharana, dyana e samadhi), che nell’Asthanga costituiscono le componenti finali, nell’ordine in cui vengono elencate negli Yoga-sutra di Patanjali.

Inoltre, l’Ashtanga-yoga, comprende le asana (posizioni) che sono parte integrante dell’Hatha-yoga; e sempre a proposito delle asana Patanjali, nello yoga sutra II:46, afferma: “La posizione deve essere stabile e confortevole”. Ciò significa che se un’asana dovesse provocare sofferenza o anche solo disagio, la posizione è scorretta o il praticante non è ancora in grado di assumerla stabilmente; in questo caso si dovrebbero praticare degli esercizi preparatori (yogoda) per un certo periodo. Per questo motivo, la linea di tendenza della scuola di Asthanga-yoga del Centro di Ricerca Erba Sacra di Roma, è orientata ad individuare le posizioni adatte in base alle caratteristiche fisiche dell’allievo. Fin dall’antichità i maestri di yoga facevano uso delle posizioni dello yoga non solo per mantenere la salute del corpo, ma soprattutto per renderlo più resistente alla meditazione, che era considerata la pratica fondamentale per raggiungere l’obiettivo finale dello yoga, ossia l’unione con l’Assoluto. Per tale ragione l’Hatha-Yoga era inteso come preparatorio al Raja-yoga, il gradino più elevato dello yoga, anche se entrambi (Hatha e Raja) sono indispensabili e si completano vicendevolmente. E’ importante sottolineare questo concetto, perché alcune nuove tendenze occidentali sembrano trascurare gli aspetti spirituali dello yoga, concentrandosi in maniera esclusiva sulle potenzialità fisiche che esso sviluppa.

I tre principali sentieri yogici

I tre principali sentieri yogici, i cui principi vengono compresi nello yoga classico, sono: lo Jnana-Yoga (yoga della conoscenza), il Bhakty-Yoga (yoga della devozione) e il Karma-Yoga (lo yoga dell’azione disinteressata). Lo Jnana-Yoga è la via della conoscenza trascendentale che si ottiene attraverso il samadhi, l’ottavo anga dell’Asthanga-Yoga, alla quale si ispira il primo capitolo dello Yoga Sutra di Patanjali. E’ questo il sentiero della ricerca della verità che include i profondi interrogativi interiori e quelli sulla natura dell’universo e la conoscenza del Sé. Lo Jnana-Yoga aiuta lo yogin a rimuovere l’ignoranza (avidya) che è l’ostacolo più grande ed anche l’origine di tutti i mali. Attraverso lo Jnana Yoga si affronta con profondità il concetto dell’esistenza dell’anima, dell’instabilità e della transitorietà della materia, fonte di illusione (maya), del desiderio e dell’attaccamento alle cose materiali che sono causa di dolore, il quale però è un importante strumento di purificazione e di evoluzione. Tutto ciò al fine di condurre lo yogin alla liberazione dal ciclo delle rinascite (samsara) che non può avvenire se prima non avviene l’acquisizione della consapevolezza della propria natura spirituale. Il Bhakty-Yoga è lo yoga della devozione (bhakty) e dell’amore incondizionato verso il Divino.

Mediante la bhakti si stabilisce un rapporto spirituale intimo, religioso, tra il devoto e il Divino, fatto di contemplazione, comunicazione e di fede profonda. L’abbandono al divino è in effetti il principio fondamentale su cui si basa il Bhakty-yoga, ed è proprio questa caratteristica principale che fa di tale yoga uno degli strumenti più rapidi di evoluzione spirituale. In tutto ciò possiamo scorgere degli elementi in comune con il nyama “Iswhara-pranidhana” dell’Asthanga Yoga, dove, attraverso l’abbandono a Iswhara (il dio personale), lo yogin trascende i propri limiti individuali offrendo il frutto delle proprie azioni al Divino.

Il Karma Yoga, è la via che porta lo yogin a compiere i propri doveri controllando i sensi e agendo con distacco nei confronti dei frutti delle proprie azioni. Il Karma-yoga è lo yoga dell’azione positiva, non interessata, che aiuta a purificare il karma, la legge di causa ed effetto che, secondo la filosofia induista, condiziona il ciclo delle nostre vite. Il Karma yoga si prefigge lo stesso scopo del Kriya-Yoga (lo yoga dell’azione) del quale si fa riferimento negli Yoga Sutra (2:1), poiché entrambi si realizzano attraverso l’azione, che nel caso del Kriya-Yoga viene sintetizzata attraverso la pratica delle tre osservanze dell’Asthanga-Yoga: tapas, swadhyaya e Iswhara-pranidhana.

Tuttavia, tutte le pratiche relative a Yama e Nyama possono essere considerate in senso generico “Karma Yoga” poiché purificano la coscienza e inducono all’azione disinteressata. Su questo principio filosofico si è basato anche il Kriya-yoga del Maestro Paramahansa Yogananda che comprende delle tecniche particolari, le quali si trasmettono per via iniziatica attraverso una catena di grandi maestri e aiutano a purificare e ad estinguere l’influenza del karma.

Le informazioni contenute nel sito hanno esclusivamente scopo informativo e culturale. In nessun caso possono costituire la formulazione di una diagnosi o la prescrizione di un trattamento, e non intendono e non devono in alcun modo sostituire cure mediche, psicologiche o psicoterapeutiche.

Giuseppe Prochilo

Studioso di scienze esoteriche e discipline olistiche, ha frequentato diversi corsi e seminari inerenti le filosofie orientali e la psicologia esoterica.

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