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Yoga

Aprirsi allo Yoga

A cura di Alberto Camìci

Cari amici e compagni di viaggio, nella parte introduttiva di questa sezione del nostro sito dedicata allo yoga avrete certamente letto una breve ma esauriente presentazione di questa antica e sapiente disciplina che ci proviene da una delle più antiche civiltà del mondo situate in Oriente, l'India per l'esattezza. Il suo sistema e impianto filosofico, simbolico e religioso, si presenta con le caratteristiche di un vero e proprio cammino evolutivo esperienziale, la cui validità travalica i limiti dei confini geografici del paese in cui si è venuto formando, per divenire patrimonio dell'intera umanità.

Sì, lo yoga è prima di ogni altra cosa un fatto umano ed un sistema di vita, più che una teoria o mera pratica di igiene fisica e mentale per mantenersi in salute e coltivare il benessere a tutti i livelli. Chi pratica e vive lo yoga accresce la sua qualità di vita e quella di chi gli vive accanto, compresa la natura che ci circonda e nella quale viviamo in simbiosi. Quindi si può dire che il discepolo o sadaka che si dedica alla yoga diventa più umano, più persona, favorendo in sé lo sviluppo delle qualità e potenzialità insite nella sua natura.

La bellezza e la riprova di ciò consiste nel fatto che il praticante, più che fare yoga, vive nello stato di yoga, che come abbiamo visto negli scritti precedenti vuol dire proprio “unione”. Lo yoga è rivelazione di questa unione e man mano lo si esperimenta si sente dal di dentro che appartiene a ciascuno di noi in quanto esseri costituiti di corpo, anima e spirito. Di conseguenza non esiste più lo yoga come oggetto di insegnamento e pratica da apprendere all'esterno di noi, ma rivelazione dall'interno di ciò che naturalmente siamo e possiamo fare per vivere più degnamente e al massimo della nostre capacità di vita, amore e scambio di doni.

Sistemi simili allo yoga che, come dicevamo proviene sì dall'India, rielaborato però di volta in volta in diversi momenti della sua storia, tramite l'insegnamento di maestri illuminati che lo hanno offerto arricchito della loro esperienza nel corso dei secoli, sono presenti anche in diverse altre parti del mondo, tanto che si può sentire parlare di yoga tibetano, di yoga caucasico, addirittura di yoga sufico e cristiano. Questo per dire appunto come dovunque ci si dedichi alle discipline dell'interiorità, siano esse: preghiera profonda, meditazione silenziosa, tecniche di introspezione psicologica o di rilassamento psicofisico, si toccano alcuni punti di contatto comuni allo yoga e questo perché, lo ripetiamo, tutti questi sono fatti umani. Siamo fatti così, anche se con caratteristiche diverse da ambiente a ambiente le quali sottolineano, ora in un modo, ora in un altro, solo le peculiarità di ciascuno, ma non mettono in discussione l'unità del tutto.

Ma non solo. Anche all'interno dello yoga ne esistono diversi tipi: raja yoga, backti yoga, jnana yoga, karma yoga, tantra yoga, tanto per citarne alcuni. Tutti questi sono lo yoga adattato però a diversi momenti dell'esistenza, o alle differenti mentalità e sensibilità di chi lo pratica. Lo yoga pertanto è un sistema aperto, profondamente tollerante e armonico. Nel nostro mondo occidentale oggi si parla addirittura di integrazione tra yoga e psicoterapie provenienti dall'area junghiana o transpersonale, del dialogo tra yoga e bioenergetica, o con alcune discipline orientali altrettanto antiche come il tai chi chuan e il chi kung dell'estremo Oriente.

Noi qui tratteremo prevalentemente dello yoga classico rielaborato da Patanjali nei suoi Yoga-Sutra risalenti al secondo secolo d.C. In modo particolare dello hatha yoga, lo yoga dell'armonia psicofisica, della salute e della longevità il quale fa parte però di un ottuplice sentiero che dal corpo fisico si eleva agli stadi più sottili di coscienza, passando attraverso il respiro, la giusta concentrazione e la meditazione, con un impegno etico e spirituale di grande levatura. Suoi testi classici sono l'Hatha Yoga Pradipika, il Gheranda Samhita e il Siva Samhita.

L'esigenza dello yoga è maggiore ora che, con questa società e i suoi automatismi, deleghiamo ad altri la cura d'organizzare la nostra vita. La presa di coscienza, tramite lo yoga, ha più che mai importanza nella nostra epoca perché nelle persone che vivono accanto a noi c'è una decadenza morale, un individualismo esasperato, c'è dispersione, divisione, ripetizione meccanica di certe abitudini. Si può constatare tutto ciò addirittura prima che uno si ammali, come esse siano soggette a danno lentissimo, impercettibile, ma continuo, fino al punto di non accorgersene se non quando scoppiano certe patologie oppure è già troppo tardi. Le persone sentono il bisogno dell'unità ma non sanno come fare. Le istituzioni adibite all'educazione sono ancora troppo ancorate al nozionismo, al razionalismo e determinismo materialistico che tanto danno hanno prodotto in questi secoli. Guardano ancora troppo alla formazione intellettuale e manuale, tecnica e logica, meno al cuore e al simbolo. Qualcosa pare recuperarsi nel campo della comunicazione e dell'arte, ma c'è ancora tanta strada da fare, perché l'uomo di oggi ha perso il contatto con l'organicità delle cose e il mondo dei sentimenti.

Lo yoga allora ha ancora un ruolo importante da svolgere e ciò non ha niente a che vedere con la sola terapia, perché si va al di là di essa e ci si collega con la vera essenza umana, alla persona vera che vive dentro ciascuno di noi. In questo senso lo yoga ha un campo d'azione davvero enorme e le trasformazioni che si producono in chi lo pratica sono simili al processo alchemico della nigredo (purificazione), dell'albedo (iniziazione) e della rubedo (illuminazione).

Le tracce dell'antica disciplina dello Yoga sono presenti già in figure di terracotta ritrovate nella città archeologica di Mohenjo-Daro nella Valle dell'Indo risalente a più di 2000 anni fa. Certamente lo Yoga risale ai tempi dell'India Vedica (2500-1500 a.C.).

La leggenda delle sue origini narra di Shiva che, mentre insegnava alla sua diletta sposa, la dea Parvati, in una caverna vicino alla quale venivano a morire le onde dell'immenso Oceano Indiano, l'Hatha Vidya, cioè la scienza dello Yoga, pratica riservata unicamente agli dei, proprio come il nettare e l'ambrosia erano riservati solo agli immortali dei dell'Olimpo greco, un pesce affascinato dalla magnetica e musicale voce del dio, osservasse quegli strani esercizi e subisse a causa loro un radicale e sorprendente mutamento: la trasformazione in un essere umano. Questi fu il primo yogi. Si chiamò Matsyendra che in sanscrito vuol dire “pesce fatto uomo”. Matsyendra insegnò a sua volta queste tecniche segrete che da lì in poi vennero tramandate da maestro (guru) a discepolo (chela) per intere generazioni fino ad oggi.

Tale racconto racchiude al di là del suo aspetto letterario già di per sé altamente evocativo, un profondo significato simbolico. Appare chiaro infatti il richiamo al cammino evolutivo umano, cioè il percorso di progressiva ascesa da livelli istintivi e inconsapevoli (animale) a quelli superiori, consapevoli e maturi (uomo) e ancora più oltre, a livelli spirituali (dei). Lo Yoga pertanto è anche una vocazione divina. Una chiamata cioè alla grazia della divinizzazione.

Prima di addentrarci ancora più a fondo nel sentiero yogico, nelle sue varie fasi e dimensioni sottili, diciamo qualcosa sulla sua pratica, in special modo quella che riguarda l'Hatha Yoga. In generale si può dire che l'aspetto fisico di tale yoga, quello relativo alle posizioni che di volta in volta assume il corpo (asana), è solo il primo livello. A questo si connette direttamente il secondo, cioè il respiro adeguato alla posizione assunta (pranayama) e da questo si passa al terzo, ossia ad alcuni esercizi di purificazione organica, mentale ed emotiva (kriya). Dal terzo livello si passa poi al quarto, ovvero la concentrazione sul (cakra) che viene risvegliato dalle energie messe in movimento. Da qui il quinto livello, le contrazioni/distensioni (bandha) o il gesto significativo (mudra) di richiamo alla posizione che intanto si sta mantenendo e si va perfezionando. Il sesto livello è rappresentato invece dal simbolo che viene evocato dall'asana assunta. A questo punto avviene l'immedesimazione dello yogi con la sua pratica e fiorisce quell'unità che si sperimenta con essa, appunto lo “stato di yoga”.

In tutto quindi otto livelli o stadi da percorrere e che si apprendono a poco a poco duranti i mesi di esercizi. Al termine della seduta di yoga si pratica sempre il rilassamento profondo.

Proprio perché lo Yoga è una disciplina olistica di profonda complessità, non si deve dimenticare che esso è anche uno dei sistemi filosofici di ispirazione teista (Astika), alla cui base di fondo vi è la filosofia Samkhya. Gli altri sistemi sono: Nyaya e Vaishashika; Mimansa; Vedanta. I Nastika, invece, cioè i sistemi diremo noi ateistici sono: Buddhismo, Jainismo; Chervaka.

Senza addentrarsi nelle rispettive scuole sopracitate diremo che per tutte il genere letterario è quello dei Sutra (specie di aforismi). Questo comporta due dimensioni che non devono essere dimenticate né tralasciate da chi pratica o vuole insegnare dopo diversi anni di esperienza: l’aspetto iniziatico, esoterico/sapienziale della pratica yogica, trasmesso da cuore a cuore e, in secondo luogo, ma direttamente collegato al primo, l’inserimento appunto in un acarya samgha (la comunità/comunione spirituale dei maestri).

L’insegnamento dello Yoga infatti può essere impartita da coloro che sono in qualche modo collegati a una linea ininterrotta di maestri qualificati, detta “parampara”. Quest’ultimo aspetto ci dice anche un’altra cosa molto importante, che cioè il vero dialogo e scambio può solo attuarsi tra persone inserite vitalmente nelle loro rispettive spiritualità e metodologie iniziatiche, perché è “dal di dentro” di esse, dal loro nucleo interiore e mistico che si può comprendere anche chi concettualmente e culturalmente è lontano da noi.

Tutto questo lo diciamo per avvertire il lettore, la lettrice praticante, o comunque che è interessato ad esserlo, che la trasmissione dello Yoga è questione complessa, la quale tocca dimensioni profonde del cuore umano e non si riduce alla sola pratica fine a se stessa, al benessere psicofisico o alla salute in genere. Lo Yoga è anche questo, ma è molto di più.

 

Su questa materia sono disponibili due Videocorsi:
Nel video seguente la presentazione del videocorso Posizioni (Asana) Yoga

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Le informazioni contenute nel sito hanno esclusivamente scopo informativo e culturale. In nessun caso possono costituire la formulazione di una diagnosi o la prescrizione di un trattamento, e non intendono e non devono in alcun modo sostituire cure mediche, psicologiche o psicoterapeutiche.

Alberto Camìci

Da molto tempo si occupa del dialogo interreligioso, in particolare con l'Oriente asiatico e della Filosofia.

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